Vaccinazioni gatti

0
1884

Vaccinare un gatto, così come qualunque altro animale, vuol dire renderlo immune dall’ azione di un particolare agente patogeno, cioè il responsabile (virus o batterio) dell’insorgere di una malattia. Questa immunità risiede nelle caratteristiche del sistema immunitario per cui, una volta che nell’ organismo si sia introdotto un microorganismo estraneo e potenzialmente pericoloso, viene prodotta una risposta attraverso l’azione di particolare cellule, dette linfociti.

Come agisce il sistema immunitario

Il ruolo dei linfociti

I linfociti, come i generali di un esercito, guidano la difesa dell’organismo contro l’intruso. Per organizzare la difesa contro un nemico mai visto prima, l’organismo impiega del tempo e permette al nemico di attaccare con forza sviluppando la malattia. Se però la difesa ha successo, il sistema immunitario conserva in circolo alcuni linfociti già addestrati a combattere quello specifico patogeno e in caso di aggressione successiva sarà in grado di sconfiggerlo velocemente prima che questo riesca a far sviluppare la malattia.

I linfociti riconoscono gli antigeni

La memoria del linfocita si basa sulla sua capacità di riconoscere particolari molecole specifiche del patogeno, dette antigeni, e rispondere quindi immediatamente quando dovesse trovarsi di nuovo di fronte a quegli stessi antigeni.

Quando somministriamo la dose di vaccino al gatto, introduciamo nel suo corpo una piccola quantità di antigene scatenando l’organizzazione delle difese immunitarie senza però che prima si sviluppi la malattia. Questo perché il patogeno iniettato è stato precedentemente ucciso (vaccini inattivati) o indebolito (vaccino attenuato) oppure semplicemente il patogeno non c’è ma, tramite tecniche di ingegneria genetica, è stato creato un microorganismo che , pur essendo diverso dal patogeno e non pericoloso, possiede le stesse molecole del patogeno che i linfociti riconoscono come antigeni (vaccino ricombinante).

Vaccini core e non core

Alcuni vaccini sono definiti core, cioè raccomandati dalle principali associazioni veterinarie internazionali. Questi vaccini andrebbero assolutamente somministrati a tutti i gatti, indipendentemente dal loro stile di vita, per evitare che siano esposti al rischio di contrarre malattie particolarmente diffuse e pericolose. I vaccini core attualmente indicati nelle linee guida internazionali sono:

  • FPV: ossia il vaccino contro la Panleucopenia flina
  • FHV-1 ossia il vaccino contro l’Herpesvirus felino
  • FCV ossia il vaccino contro il Calicivirus

In alcuni paesi, data l’elevata presenza della malattia, viene considerato core anche il vaccino antirabbico, pertanto è consigliato nel caso si avesse l’intenzione di viaggiare in compagnia del nostro gatto al di fuori dei confini nazionali.

Altri vaccini vengono definiti non-core se utili ma non strettamente necessari o non raccomandati, cioè ritenuti inutili. Sono indicati come non-core: FIV (immunodeficienza acquisita nei gatti), FELV (leucemia felina) Clamidia e Bordetella. Il vaccino per la peritonite infettiva felina è considerato non raccomandato perché sostanzialmente inefficace.

Differenze nei vari tipi di vaccino per gatti

Abbiamo visto quali sono i tipi di vaccini che esistono, ma che differenza c’è tra l’uno e l’altro e quando conviene utilizzare un vaccino inattivato piuttosto che, ad esempio, uno ricombinante?

Vaccini inattivati: quando sceglierli?

In generale i vaccini inattivati sono i più sicuri rispetto al possibile sviluppo della malattia in seguito alla somministrazione, ma sono anche i meno efficaci, garantendo una protezione più blanda e di durata minore nel tempo. In più, a causa dei prodotti audiuvanti che contengono, sono una possibile causa di sviluppo di tumori indotti da vaccino. Sono pertanto da utilizzare solo se non è disponibile altra formulazione oppure su animali immunodepressi in cui i vaccini attenuati possano far sviluppare la malattia.

I vaccini attenutati possono indurre la malattia

Questa è infatti una possibile controindicazione del secondo gruppo di vaccini, anche se possibile solo su gatti il cui sistema immunitario (a causa di malattie, infezioni o cause congenite) non sia in grado di reagire adeguatamente all’antigene. Di contro, l’efficacia in soggetti rispondenti è molto elevata e la copertura lunga nel tempo.

Vaccini ricombinanti: la scelta migliore

Il terzo gruppo di vaccini è costituito dai vaccini ricombinanti, ossia formati da virus o batteri innocui su cui, tramite ingegneria genetica, viene fatto esprimere l’antigene specifico di un patogeno conosciuto. L’efficacia di questi vaccini è massima, combinando una stimolazione del sistema immunitario pari a quella di un patogeno vitale alla totale assenza di insorgenza di fenomeni infettivi, sono perciò da preferire in tutti i casi in cui siano disponibili.

Quando fare la vaccinazione al gatto?

I gattini nati da poco sono protetti dagli anticorpi materni. Durante questa protezione la somministrazione di vaccino è inefficace poiché gli antigeni verrebbero neutralizzati dagli anticorpi circolanti senza scatenare una risposta immunitaria. Poiché però il livello di protezione dei cuccioli è molto variabile, le linee guida suggeriscono di iniziare a somministrare i vaccini core molto presto, già a 4-8 settimane di vita, ripetendo le somministrazioni ogni 2 settimane fino alla 16ª, momento in cui gli anticorpi materni dovrebbero essere svaniti.

Quando vanno fatti i richiami?

Il primo richiamo è poi da effettuare dopo un anno, anche se gli ultimi studi suggeriscono più prudentemente dopo 6 mesi. Questo perché il primo richiamo serve non tanto a risvegliare l’immunità ma a evitare che, se una delle dosi non avesse avuto efficacia, il gattino si ritrovi senza protezione per un tempo troppo lungo.

Il secondo richiamo dipende dal tipo di vaccino: i vaccini core vanno ripetuti ogni 3 anni tranne i casi di somministrazione di vaccini inattivati; i vaccini non-core, quelli inattivati e la profilassi contro FHV-1 e FVC in gatti ad alto rischio va ripetuta ogni anno. Gatti ad alto rischio sono considerati anche quelli che abitualmente sono lasciati in pensione: in questo caso, per massimizzare la copertura, i vaccini andrebbero somministrati circa un mense prima di portarli in pensione. In caso di adozione di un gatto adulto di cui non si conosce la storia vaccinale è opportuno effettuare 1 dose di FVP e 2 dosi di FHV-1 e FCV a distanza di 3-4 settimane.

In che punto vaccinare?

Abbiamo visto che tra i possibili effetti avversi dei vaccini nei gatti vi è lo sviluppo di un particolare tipo di tumore solido, il sarcoma vaccino-indotto. Fermo restando che il beneficio, in termini di riduzione dl rischio, per una gatto vaccinato è di molto superiore a quello di contrarre il sarcoma, è bene minimizzare i potenziali rischi. Per fare ciò la raccomandazione è quella di somministrare il vaccino sulle zampe posteriori, nel punto più distale possibile, cioè più in avanti che si può. Questa raccomandazione nasce dall’esigenza di poter, eventualmente, asportare chirurgicamente la porzione di arto compromesso senza arrecare grossi danni, soprattutto in relazione a ciò che può avvenire se il tumore dovesse svilupparsi nella zona tra la scapole, dove si era un tempo soliti somministrare i farmaci sottocutanei.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here